ma di una consapevolezza olistica dello spazio, dell’ambiente e della natura, affinché diventino luoghi completati dagli esseri umani; spazi architettonici e urbani davvero umani che risuonino con il nostro “essere”, in sintonia con i nostri bisogni —opere di architettura reali. AT: Qual è, o quale dovrebbe essere, il ruolo degli architetti? Quali sono le loro responsabilità professionali, sociali ed etiche? IR: Il nostro ruolo e la nostra responsabilità consistono nel progettare ambienti migliori per le persone e per ogni altra forma di vita. Dobbiamo continuare a studiare e applicare le nostre competenze in modo creativo, critico ed etico, con questo obiettivo in mente. La maggior parte degli architetti pensa di fare bene, ma ignora cosa comporta davvero il proprio lavoro. In troppi si concentrano soltanto sui risultati. AT: Come ha detto lei stesso, il suo architetto preferito di tutti i tempi, Mimar Sinān, aveva capito che “è tutta una questione di infrastrutture”. Di quali aggiustamenti pensa abbiano bisogno le nostre infrastrutture? IR: Negli ultimi decenni si è parlato molto di infrastrutture resilienti e di smart cities. Entrambe puntano a gestire le risorse in modo più efficiente e sostenibile, allo scopo di soddisfare i bisogni umani. Per farlo, servono dati in tempo reale e infrastrutture in grado di gestire efficacemente sia la normalità sia la scarsità, ed evitare catastrofi. Col passare del 25 l’architettura per un mondo più umano ESTRATTO
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