alcune famiglie che finanziano la costruzione delle chiese di Santa Maria dei Miracoli e San Zaccaria. Da allora, i rivestimenti in piombo si diffondono: sempre nella zona di San Marco, con le fabbriche pubbliche dell’Orologio, la Loggetta, la Zecca e la Libreria; nel resto della città, con le lunghe strisce che sovrastano le botteghe affacciate sui due lati del Ponte di Rialto, le Prigioni nuove, la Dogana, le chiese votive del Redentore e della Salute, quella di San Giacomo di Rialto (o San Giacométo, considerata la più antica di Venezia) e la Scuola Grande di San Rocco. Col passare dei secoli, la fascinazione per i manti plumbei non viene meno. Anzi, si estende progressivamente a diversi edifici, tramandando pregi e difetti del materiale. Tra i pregi, la stabilità chimica e l’estrema resistenza all’aggressione degli agenti atmosferici; tra i difetti, l’alto coefficiente di dilatazione termica, che costringeva i piomberi, artigiani specializzati nel butàr o rebutàr piombi (gettare le lastre o rifonderle per crearne di nuove), a lavorare di CREATIVITÀ per impedire che i fogli si separassero e spostassero al cambiare delle stagioni. Le cose non vanno meglio con le alternative disponibili sul mercato: il rame è altrettanto costoso, si surriscalda rapidamente e non fornisce adeguata schermatura ai rumori esterni (senza contare che le colature dell’acqua piovana rischiano di macchiare le superfici circostanti); lo zinco puro, apparso sulla scena italiana verso la fine dell’Ottocento dopo una carriera di successo in altri Paesi europei, è brillante e pulito ma tanto tenero da risultare deformabile. Il rallentamento delle attività estrattive dovuto alle guerre mondiali, poi, ne fa tramontare in fretta la stella. All’alba degli anni DUEMILA, finalmente, appare all’orizzonte un’alternativa davvero valida al piombo. Un erede non consanguineo ma capace di riprodurne le doti e correggerne le mancanze: è lo zinco-titanio, lega di zinco, titanio e rame che del piombo conserva la grazia nell’assecondare pieghe e curvature, l’eleganza della tonalità e la resistenza, offrendo al contempo unamaggiore leggerezza. Patisce minore dilatazione termica e resiste meglio alla trazione – merito della presenza di rame e titanio. Ha inoltre un punto di fusione più alto (circa 429 °C contro i 327 °C del piombo). In Italia, la produzione di laminati in zinco-titanio comincia già dalla fine degli anni Novanta in uno stabilimento di Porto Marghera, ma in un primo momento il materiale è destinato alla sola esportazione. È nel 2003, con la nascita del progetto Zintek e la registrazione del marchio zintek®, che si avvia la commercializzazione anche nel nostro paese. Che lo zintek® possa sostituire egregiamente il piombo e gli altri metalli per i rivestimenti di coperture e facciate lo si vede da una delle prime opere realizzate, il restauro dell’antico Palazzo delle Poste di Trieste, le cui coperture sono state ricreate secondo i progetti originali ma con scandole in zinco-titanio anziché, appunto, in piombo. Nel centro storico di Venezia, lo zintek® entra trionfalmente nel 2007, con l’intervento conservativo ARCHITYPES 8 ESTRATTO
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