ARCHITYPES 1-1

Dalle coperture in piombo ai manti in zinco-titanio * Per maggiori dettagli sull’uso dei manti in piombo a Venezia, rimandiamo alla lettura di Per Franco Barberi. Studi di storia dell’arte e dell’architettura, a cura di Elisa Avagnina e Guido Beltramini, Marsilio, Venezia 2004, pp. 269 sgg. PIANO NOBILE Vista dall’alto, Venezia è un puzzle di piccoli rettangoli rossi interrotto qua e là da forme argentate: sono i rivestimenti metallici di palazzi, chiese, imbarcaderi che si alternano ai tetti in coccio delle case. Piombo e zinco-titanio sulle superfici nobili della città. È una storia d’amore secolare, quella fraVenezia e i metalli: più resistenti del legno o della terracotta, non si consumano né si rompono con pari facilità. Possono essere stesi in lastre sottili e formare una superficie leggera che non grava sulle strutture sottostanti, e la loro malleabilità permette di sagomarli seguendo ogni tipo di disegno. Un amore contrastato, però: il preferito tra i metalli da costruzione, il piombo, era già molto costoso in età medievale. Riferisce lo storico Donald Nicol in Byzantium: Its Ecclesiastical History and Relations with the Western World che nel 1248 l’imperatore latino di Costantinopoli Baldovino II, trovandosi in bancarotta, tentò di racimolare denaro vendendo il piombo che rivestiva i suoi palazzi (secondo alcune fonti, avrebbe impegnato anche la corona di spine di Gesù). A causa dei costi proibitivi, fino alla fine del Trecento il piombo era stato usato solo per le coperture della chiesa di San Marco e per quelle di Palazzo Ducale, che custodivano le prigioni diventate famose col nome di Piombi – dalle quali GiacomoCasanova riuscì a evadere la notte del 1° novembre 1756, come egli stesso racconta in Storia della mia fuga dai Piombi. L’austera livrea del prezioso materiale fa ritorno nei cantieri lagunari nella seconda metà del Quattrocento, grazie alla munificenza di Vista dall’alto delle nuove serre dei Giardini Reali di San Marco. 7 ESTRATTO

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