ARCHITYPES 1-1

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VOLUME 1 ISSUE 1 IT Saper leggere il passato per progettare il futuro, recuperare i dettagli della tradizione dando loro forme originali, non avere paura di affermare la propria unicità: immaginare le città di domani è una sfida impegnativa e bellissima. ESTRATTO

INDICE EDITORIALE We Did It 4 LUOGHI Piano Nobile Dalle coperture in piombo ai manti in zinco-titanio 6 INTERVISTA Reinventare Venezia Una conversazione con Renata Codello 16 LUOGHI The New Normal a Porto Marghera Come la cultura ha conquistato l’ultima roccaforte industriale del Veneto 22 ESTRATTO

DOSSIER TECNICO Villa residenziale Un intervento contemporaneo tra i palazzi storici di Genova Nervi 32 VISUALE Vita nova Sull’isola di Murano, un progetto di riqualificazione trasforma una fabbrica di perline in un quartiere residenziale 44 NUOVI PROGETTI Ponte con vista Passaggio pedonale, Shenzhen 58 Abbecedario universitario Edificio Epsilon, Università Ca’ Foscari, Venezia Mestre 60 ESTRATTO

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Dalle coperture in piombo ai manti in zinco-titanio * Per maggiori dettagli sull’uso dei manti in piombo a Venezia, rimandiamo alla lettura di Per Franco Barberi. Studi di storia dell’arte e dell’architettura, a cura di Elisa Avagnina e Guido Beltramini, Marsilio, Venezia 2004, pp. 269 sgg. PIANO NOBILE Vista dall’alto, Venezia è un puzzle di piccoli rettangoli rossi interrotto qua e là da forme argentate: sono i rivestimenti metallici di palazzi, chiese, imbarcaderi che si alternano ai tetti in coccio delle case. Piombo e zinco-titanio sulle superfici nobili della città. È una storia d’amore secolare, quella fraVenezia e i metalli: più resistenti del legno o della terracotta, non si consumano né si rompono con pari facilità. Possono essere stesi in lastre sottili e formare una superficie leggera che non grava sulle strutture sottostanti, e la loro malleabilità permette di sagomarli seguendo ogni tipo di disegno. Un amore contrastato, però: il preferito tra i metalli da costruzione, il piombo, era già molto costoso in età medievale. Riferisce lo storico Donald Nicol in Byzantium: Its Ecclesiastical History and Relations with the Western World che nel 1248 l’imperatore latino di Costantinopoli Baldovino II, trovandosi in bancarotta, tentò di racimolare denaro vendendo il piombo che rivestiva i suoi palazzi (secondo alcune fonti, avrebbe impegnato anche la corona di spine di Gesù). A causa dei costi proibitivi, fino alla fine del Trecento il piombo era stato usato solo per le coperture della chiesa di San Marco e per quelle di Palazzo Ducale, che custodivano le prigioni diventate famose col nome di Piombi – dalle quali GiacomoCasanova riuscì a evadere la notte del 1° novembre 1756, come egli stesso racconta in Storia della mia fuga dai Piombi. L’austera livrea del prezioso materiale fa ritorno nei cantieri lagunari nella seconda metà del Quattrocento, grazie alla munificenza di Vista dall’alto delle nuove serre dei Giardini Reali di San Marco. 7 ESTRATTO

alcune famiglie che finanziano la costruzione delle chiese di Santa Maria dei Miracoli e San Zaccaria. Da allora, i rivestimenti in piombo si diffondono: sempre nella zona di San Marco, con le fabbriche pubbliche dell’Orologio, la Loggetta, la Zecca e la Libreria; nel resto della città, con le lunghe strisce che sovrastano le botteghe affacciate sui due lati del Ponte di Rialto, le Prigioni nuove, la Dogana, le chiese votive del Redentore e della Salute, quella di San Giacomo di Rialto (o San Giacométo, considerata la più antica di Venezia) e la Scuola Grande di San Rocco. Col passare dei secoli, la fascinazione per i manti plumbei non viene meno. Anzi, si estende progressivamente a diversi edifici, tramandando pregi e difetti del materiale. Tra i pregi, la stabilità chimica e l’estrema resistenza all’aggressione degli agenti atmosferici; tra i difetti, l’alto coefficiente di dilatazione termica, che costringeva i piomberi, artigiani specializzati nel butàr o rebutàr piombi (gettare le lastre o rifonderle per crearne di nuove), a lavorare di CREATIVITÀ per impedire che i fogli si separassero e spostassero al cambiare delle stagioni. Le cose non vanno meglio con le alternative disponibili sul mercato: il rame è altrettanto costoso, si surriscalda rapidamente e non fornisce adeguata schermatura ai rumori esterni (senza contare che le colature dell’acqua piovana rischiano di macchiare le superfici circostanti); lo zinco puro, apparso sulla scena italiana verso la fine dell’Ottocento dopo una carriera di successo in altri Paesi europei, è brillante e pulito ma tanto tenero da risultare deformabile. Il rallentamento delle attività estrattive dovuto alle guerre mondiali, poi, ne fa tramontare in fretta la stella. All’alba degli anni DUEMILA, finalmente, appare all’orizzonte un’alternativa davvero valida al piombo. Un erede non consanguineo ma capace di riprodurne le doti e correggerne le mancanze: è lo zinco-titanio, lega di zinco, titanio e rame che del piombo conserva la grazia nell’assecondare pieghe e curvature, l’eleganza della tonalità e la resistenza, offrendo al contempo unamaggiore leggerezza. Patisce minore dilatazione termica e resiste meglio alla trazione – merito della presenza di rame e titanio. Ha inoltre un punto di fusione più alto (circa 429 °C contro i 327 °C del piombo). In Italia, la produzione di laminati in zinco-titanio comincia già dalla fine degli anni Novanta in uno stabilimento di Porto Marghera, ma in un primo momento il materiale è destinato alla sola esportazione. È nel 2003, con la nascita del progetto Zintek e la registrazione del marchio zintek®, che si avvia la commercializzazione anche nel nostro paese. Che lo zintek® possa sostituire egregiamente il piombo e gli altri metalli per i rivestimenti di coperture e facciate lo si vede da una delle prime opere realizzate, il restauro dell’antico Palazzo delle Poste di Trieste, le cui coperture sono state ricreate secondo i progetti originali ma con scandole in zinco-titanio anziché, appunto, in piombo. Nel centro storico di Venezia, lo zintek® entra trionfalmente nel 2007, con l’intervento conservativo ARCHITYPES 8 ESTRATTO

1. Le coperture del Palazzo delle Poste di Trieste, realizzate con rivestimento a scandole. 2. Dettaglio della serra nei Giardini Reali di San Marco. 1 2 9 Piano nobile ESTRATTO

10 Inaugurazione della cappella votiva progettata per il padiglione della Santa Sede alla Biennale Architettura 2018. La Santa Sede ha partecipato per la prima volta alla Biennale Architettura di Venezia nel 2018, con l’installazione Vatican Chapels. Ospitate nel bosco dell’isola di San Giorgio Maggiore, le dieci cappelle danno vita a un percorso allo stesso tempo religioso e laico, per riscoprire il rapporto fra arte e fede, natura e silenzio. Gli architetti — Andrew Berman, Francesco Cellini, Javier Corvalàn Espínola, Ricardo Flores & Eva Prats, Norman Foster, Terunobu Fujimori, Sean Godsell, Carla Juaçaba, Smiljan Radic Clarke, Eduardo Souto de Moura — hanno ricevuto indicazioni su disposizione e dimensioni, assieme al compito di studiare l’inserimento della costruzione nel contesto naturalistico del bosco affacciato sull’acqua della laguna. Per le opere sono stati impiegati diversi materiali, tutti riciclabili e smontabili: ceramica, calcestruzzo leggero e armato, acciaio, legno, vetro, zinco-titanio. Zintek ha collaborato alla realizzazione del progetto di Sean Godsell, fornendo lo zintek® che riveste interamente sia la struttura sia l’altare al suo interno. Una volta concluso il periodo espositivo della Biennale, le cappelle sono diventate installazione permanente dell’isola. ESTRATTO

sul Molino Stucky, reperto di architettura industriale sull’isola della Giudecca. È solo l’inizio: l’anno dopo prende il via il progetto di rinnovo dei pontili per l’attracco dei vaporetti, i mezzi di trasporto pubblico cittadino; il 2015 segna la nascita del complesso delle Conterie, a Murano, mentre si conclude nel 2019 il restauro della Coffee Haus dei Giardini Reali di San Marco. La consacrazione definitiva si ha con la Biennale Architettura 2018, quando lo zintek® viene selezionato per rivestire una delle dieci cappelle votive, progettate da altrettanti architetti, che compongono il padiglione della Santa Sede. Le cappelle, ospitate nel bosco dell’isola di San Giorgio, diventeranno un’installazione permanente, tributo alla volontà dell’architettura, dell’arte e dell’industria di cambiare il modo di intendere la progettazione. Con le loro forme contemporanee e lontane dalla classica iconografia dei luoghi sacri, le cappelle hanno riacceso il dibattito da sempre centrale per Venezia: come progettare il nuovo nel quadro unico, e spesso intransigente, del centro storico? Una risposta prova a darla Renata Codello, Segretario generale della Fondazione Giorgio Cini (a pagina 11 Piano nobile ESTRATTO

16 pubblichiamo l’intervista che ci ha concesso): fondamentale è avere “un’attenta comprensione del contesto”, nella sua accezione più ampia. Le questioni dell’impatto visuale e percettivo di un’opera e della compatibilità tramateriali innovativi e tradizionali vanno di pari passo con quelle legate alla particolarità dell’ambiente lagunare, alla funzione degli edifici, al numero di persone che ne dovranno usufruire. È grazie allo studio del contesto che si possono ricavare le conoscenze necessarie per lavorare non su ma a Venezia, non sul paesaggioma dentro e in armonia con esso. L’attenzione di chi si approccia al “luogo Venezia” non può essere concentrata solo sulle caratteristiche del proprio prodotto, che si tratti di zinco-titanio o di qualsiasi altro, ma deve rivolgersi anche al processo, per imparare dalla storia dell’edilizia locale e saperla reinterpretare. Se l’innovazione non è studiata e calibrata a Il profilo decisamente contemporaneo dell’imbarcadero per i vaporetti di Santa Maria Elisabetta, al Lido di Venezia. Introdotte a fine Ottocento – il primo esemplare fu varato nel 1881 – queste imbarcazioni mantengono ancora il nome originario, legato all’antico sistema di propulsione, benché oggi montino tutte motori diesel. ARCHITYPES 12 ESTRATTO

partire dall’esistente, rischia di essere un cambiamento fine a se stesso e non un reale miglioramento. Un caso esemplare è rappresentato dai nuovi imbarcaderi pubblici: acclamati e criticati in ugual misura al momento dell’installazione per la loro radicale modernità, accusati di annunciare la calata dei barbari nel giardino serenissimo dell’arte (dimenticando quanto fossero sgraziate e senza alcun valore storico le precedenti strutture), gli imbarcaderi combinano design e materiali legati al territorio (vetro, legno, metallo) dando forma ad architetture FUNZIONALI. Oggi punteggiano il corso del Canal Grande fino al Bacino di San Marco, per poi spingersi al Lido e all’isola di Burano, e sono parte integrante del waterfront cittadino. Nella medesima logica si inserisce il restauro del Molino Stucky: sede dell’azienda panificatrice di Giovanni Stucky fino 13 Piano nobile ESTRATTO

al 1955, il complesso industriale è stato riconvertito in hotel a cinque stelle della catena Hilton. La necessità di mantenere inalterati l’impiantito e le facciate esterne dell’edificio, posto sotto vincolo monumentale, e di garantire standard di sicurezza in linea con le normative attuali non si sono scontrate, ma hanno trovato un felice punto d’incontro proprio nelle coperture in zinco-titanio, capaci di assicurare l’equilibrio richiesto fra estetica e affidabilità. Anche il progetto per la riqualificazione di un’altra fabbrica, quella delle Conterie (le celebri perline in vetro) di Murano, segue la stessa logica. Inserita in un piano globale di rigenerazione urbana, l’area è stata interessata da una completa riprogettazione, che ha mantenuto intatti alcuni elementi dell’architettura originaria mutando la destinazione d’uso degli spazi. La nuova struttura, con alloggi e attività commerciali, monta coperture in zintek® realizzate con giunti a listello a marcare i punti di unione delle lastre. Tradizione di ieri aggiornata secondo le esigenze di oggi. Lo stesso si può dire per le coperture della serra negli ottocenteschi Giardini Reali di San Marco, voluti da Napoleone e riconosciuti Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco: lo studio accurato del luogo e della sua storia ha permesso un recupero formalmente impeccabile, riportando in vita l’eleganza di un salotto privato per la nobiltà cittadina, che qui soleva passeggiare e riposare a due passi dalla mondanità di Piazza San Marco. Le coperture in zintek® ricreano fedelmente quelle originali in piombo, ma danno loro una solidità e una resistenza aggiornate. Creare “il nuovo” aVenezia è un percorso le cui coordinate sembrano chiare: nonproposte standardizzate ma interventi studiati caso per caso. Il domani di questa fragile e bellissima città dovrà basarsi non su una somma di assoli ma su un lavoro sistemico portato avanti in concerto, attraverso un dialogo continuo fra progettisti, committenti, soprintendenze e aziende costruttrici. Perché Venezia, riassume bene Renata Codello, “risponde in proporzione alla cura che dedichi, all’attenzione, alle conoscenze, al rispetto nei suoi confronti”. Se mancano, Venezia reagirà come un organismo vivente di fronte a un’entità sconosciuta: cercherà di espellerla. 3 4 ARCHITYPES 14 ESTRATTO

15 3. Nel progetto di ampliamento del Molino, approvato nel 1895, l’architetto Wullekopf si ispirò alle suggestioni della cosiddetta Scuola di Hannover, utilizzando elementi gotici come gli archi a sesto acuto e le paraste allineate. 4. La torretta neogotica del Molino Stucky è oggi parte della suite presidenziale dell’Hilton Hotel, posta sulla sommità della torre principale, a 35 metri di altezza. Nato in Italia da padre svizzero, Giovanni Stucky viaggiò molto per l’Europa affinando le proprie doti di meccanico e progettista, e solo in età adulta si stabilì a Venezia. L’avventura che l’avrebbe reso celebre iniziò nel 1882, con i lavori per la costruzione di un mulino sull’isola della Giudecca. Stucky, che sognava di trasformare la sua città di adozione nella “Manchester italiana”, intuì che il grano si poteva trasportare più facilmente via mare che via terra. Il risultato fu un affare di proporzioni colossali: il Molino visse mezzo secolo di splendore macinando numeri e primati, con attività continua 24 ore su 24 e oltre 1.500 operai impegnati a produrre ogni giorno 2.500 quintali di farina, pasta e biscotti. Quando si rese necessario un ampliamento, l’architetto Ernst Wullekopf progettò una struttura che integrava vecchi e nuovi corpi di fabbrica in un’unica maestosa mole. Inizialmente osteggiato dall’autorità municipale per la sua diversità, il Molino divenne modello per realizzazioni successive, come la fabbrica König & Ebhardt di Hannover. ESTRATTO

ARCHITYPES Un magazine by Zintek VOLUME 1 ISSUE 1 IT press@zintek.it In copertina: dettaglio costruttivo sporto di gronda, Zintek S.r.l. progetto villa residenziale a Genova Nervi, architetto Maurizio Varratta. Zintek S.r.l. Via delle Industrie 22 30075 Porto Marghera, Venezia +39 041 2901866 www.zintek.it Per informazioni tecniche e commerciali: marketing@zintek.it © 2021 Zintek S.r.l. Non è consentito riprodurre questa pubblicazione, totalmente o in parte, senza l’autorizzazione dell’azienda. ESTRATTO

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